PREMESSA
Il
trattamento
"integrato", così come applicato dal
dott. Angileri Sergio
a Palermo, non si conclude nell'integrazione clinica
(Psicologia Medica) e nella coordinazione e cooperazione fra diversi
specialisti (psicoterapeuta, counselor, psicologo, medico), ma continua nell'integrazione fra
psicologia, counseling, psicologia transpersonale e meditazione.
Per quanto riguarda la
psicoterapia integrata con la meditazione, coordinate e integrate da uno
psicoterapeuta specializzato, competente sia nel versante clinico
psicologico, che nel versante esperenziale della Coscienza, insieme
forniscono un aiuto significante e profondo per la persona che ne
usufruisce, che va molto oltre una semplice "guarigione clinica".
Per quanto riguarda il
counseling, la meditazione e le applicazioni
mindfulness, l'integrazione
consente risoluzioni più efficaci dei disagi, delle difficoltà e delle
sofferenze della persona che consulta il counselor professionale
qualificato, ancor di più se il counselor è anche formato, qualificato e
specializzato in psicologia clinica e psicoterapia.
In
questo senso si mira a far "guarire" la persona, superando i confini e i
limiti della mente.
§
La
MEDITAZIONE
-
applicazione in counseling o
psicoterapia -
a cura del
Dott.
Sergio Angileri
Il
principale obiettivo della "Meditazione in modalità Mindfulness" è di portare calma e stabilità
nella mente, la quale, essendo molto sensibile, frequentemente si
sente disturbata dagli stessi suoi processi, consci e inconsci.
Una mente
inquietata dai suoi stessi processi automatici di pensiero ed emozionali, incontra maggiori difficoltà nella
gestione delle vicende della
Realtà (leggi
qui) e nella
risoluzione dei problemi; al contrario può far diventare un problema la
cosa più semplice. Chi ha una mente disturbata dai propri stessi
processi di pensiero, è poco consapevole della
propria situazione, perciò registrerà insuccessi in diversi campi.
Riportando qui, in parte, quanto afferma il Prof.
Pier Luigi Lattuada, direttore
dell' ITI di Milano, da alcuni decenni si sta sviluppando in vari campi
del sapere, in particolare nella psicologia e nella pedagogia, nella
medicina e nell’etno-psichiatria, nell’antropologia e nell’arte, un
nuovo movimento di pensiero. Tale movimento, sostenuto dalle
acquisizioni della fisica moderna, della ricerca sugli stati di
coscienza e delle antiche tradizioni spirituali fondate sulla
meditazione, si occupa non solo dei problemi dell'individuo, ma
soprattutto delle sue potenzialità e qualità più elevate.
Si
tratta del
Movimento Transpersonale fondato sui presupposti della nuova
scienza e delle antiche tradizioni e su quella che Bohm definisce “una
comprensione di nuovo ordine”, prodotta dalla padronanza dell’esperienza
interiore, frutto di insight.
Nella sua ricerca, il
Movimento Transpersonale integra l'esperienza del
pensiero scientifico occidentale con quella delle tradizioni mistiche
basate sulla meditazione, e con quella delle pratiche sciamaniche basate
sull'estasi e sul contatto diretto con le forze della natura.
La meditazione è in
generale definibile quale una esperienza della persona, la quale,
acquisendo pratica e abitudine a meditare, si dona la possibilità di
favorire nel proprio cervello mutamenti di frequenza d'onda, i quali
corrispondono a mutamenti psicologici benefici. Tali mutamenti, indotti
per mezzo della meditazione, sono transitori, cioè persistono nel tempo
della meditazione, mantenendo un effetto alone che persiste anche un pò
dopo avere terminato di meditare. Tuttavia, quando la meditazione è
praticata regolarmente e correttamente, allora gli effetti benefici
vanno ben oltre il tempo meditativo, fino a stabilizzarsi
definitivamente.
Ancora di più e meglio
accade quando la pratica meditativa viene combinata con le metodiche
del counseling o della psicoterapia analitica. In questo caso
gli "elementi" che dal profondo si presentano alla consapevolezza della
persona, durante la meditazione, vengono accolti, integrati e combinati
con ciò che con lo specialista si sta analizzando. Lo specialista
che conduce e segue le persone che ha in trattamento anche nella meditazione, sarà
quindi partecipe con la persona, sia a livello mentale, che a livello
della profondità e della sua coscienza.
La
parola meditazione deriva dal termine latino “mederi” che
significa: risanare, curare, guarire, aiutare; si tratta di un termine
collegato direttamente alla parola “medicina”. In sanscrito, una lingua
che probabilmente il Buddha conosceva, per riferirsi alla meditazione,
si utilizza la parola “bhāvanā”, che può essere tradotta come
“crescita spirituale”, oppure come “coltivare il ricordo di sé”. Nel “Grande
discorso sui fondamenti della presenza mentale” il Buddha ha
insegnato ai suoi discepoli come meditare attraverso la pratica della
contemplazione del corpo (consapevolezza del respiro e delle parti del
corpo), della contemplazione delle sensazioni e della mente
(osservazione profonda della mente).
Nella integrazione fra i diversi trattamenti
e la meditazione, il
Dott.
Sergio Angileri applica una metodologia attenta
alle acquisizioni scientifiche psiconeurofisiologiche relative alla
meditazione. L'utilizzo di "sounds tecnici", cioè
quelle sonorità che per via acustica inducono e favoriscono i
cambiamenti di frequenza d'onda cerebrali, è favorito, ma non è l'unica
modalità di applicazione della meditazione.
Un altro aspetto da considerare è
la differenza posta dal fatto di praticare la meditazione in
assetto individuale o in un setting di gruppo.
Meditare insieme ad altre persone è
diverso che meditare da soli.
Una delle differenze è data dal
"fattore
campo", come vedremo, che viene ad essere sussistente nella meditazione
in gruppo. In pratica l'analisi degli elementi emersi
nella meditazione, viene fatta sia nel setting
individuale, che in quello in gruppo. Ma spesso si osserva che gli
elementi emersi durante la meditazione in gruppo, hanno caratteristiche
di similitudine, analogia, sincronismo ed altro, fra più persone che
compongono il gruppo. Questo fenomeno è ricollegabile al "campo
quantico" della Coscienza, alla particolare connessione che avviene fra
diverse coscienze individuali di persone che meditano
contemporaneamente. In assetto di gruppo viene svolta, successivamente
alla meditazione, una analisi specifica degli elementi emersi in questa
modalità, con indubbi vantaggi per ciascuna persona rispetto ai propri
obiettivi nel trattamento e nella propria vita.
L'applicazione pratica della
meditazione con il dott. Angileri, specialmente per quel che riguarda
l'induzione del rilassamento primario e dell'avvio della fase
introduttiva della meditazione durante un trattamento, ha alcuni elementi
elaborati e sperimentati dal Prof. Franco Fabbro, professore di
neuropsichiatria infantile presso l' Università di Udine. Dal professor
Fabbro si sono apprese alcune metodiche della "mindfulness"
o educazione alla consapevolezza. Il termine "mindfulness" è una parola
inglese che deriva e traduce il termine sanscrito "sati", che
significa consapevolezza.
Le
tre componenti della mindfulness praticate sono: la consapevolezza del
respiro (anapanasati), la consapevolezza delle varie parti del
corpo (meditazione sul corpo) e l’osservazione della mente (vipassana).
Lo schema generale della mindfulness proposta dal professor Fabbro, è
sostanzialmente simile a quello Mindfulness Based Stress Reduction
di Kabat-Zinn. La pratica delle tre componenti della meditazione si
ispira agli insegnamenti di Claudio Naranjo (Naranjo e Ornstein 1972,
Naranjo 1999, 2011), successivamente approfonditi attraverso la pratica,
lo studio e la partecipazione a differenti incontri ed esperienze di
meditazione.
In alcuni passaggi che seguono la fase iniziale, la meditazione in
psicoterapia è simile alla così detta meditazione vipassana.
I
termini del sanscrito vipassana bhavana significano “coltivare
una visione profonda della mente”.
Questo tipo di meditazione è la più
facile e allo stesso tempo la più difficile da praticare. Consiste
semplicemente nell’osservazione dei propri pensieri, delle sensazioni,
delle emozioni, dei ricordi e delle fantasie che originano, si
manifestano e scompaiono dalla mente (anicca).
Ad un certo punto
della meditazione ecco che compare una preoccupazione, che appare come
un problema centrale della nostra vita, ma non facciamo in tempo ad
accorgercene che la mente è già stata catturata da un altro pensiero,
altrettanto fondamentale e così via. La natura della mente assomiglia
infatti ad una scimmia che salta in continuazione qua e là. Osservare la
propria mente vuol dire non essere persi (identificati) dentro le nostre
sensazioni, i nostri pensieri, emozioni e ricordi, ma essere come dei
testimoni (disidentificati) di quanto sta accadendo all’interno della mente. Essere cioè
consapevolmente disidentificati, come i sognatori lucidi,
che sono in grado di osservare consapevolmente i loro sogni senza essere
trascinati dentro il vortice della trama onirica.
Ovviamente, le nostre
abitudini mentali ci portano ad essere catturati dal flusso senza fine
dei pensieri. Guardiamo la vita attraverso lo schermo dei nostri
pensieri e concetti a tal punto da illusoriamente scambiare questi oggetti mentali per
la realtà.
Quando durante la meditazione vipassana ci accorgiamo di
esserci persi (identificati) dentro i nostri pensieri, ricordi o
fantasie, ritorniamo gentilmente, con atteggiamento non giudicante e un
lieve sorriso, al compito di osservare la nostra mente.
L’essenza della "meditazione mindfulness" consiste nel rendersi
conto di aver perso la consapevolezza e nella disponibilità di
ricominciare ogni volta all’infinito. Così come la "meditazione vipassana" ci permette lentamente di
imparare l’equanimità e un sereno distacco e, nello stesso tempo, ci
introduce alla vera natura della nostra mente e alla realtà.
La meditazione correttamente
praticata, evolvendo in fasi e profondità, conduce a stati diversificati
della coscienza, consentendo alla persona di addivenire sempre più alla
padronanza distintiva in se stesso fra Mente ( consapevolezze
riguardanti il pensiero operativo per gestirsi nella realtà del
quotidiano ) e Coscienza ( essere Sè, Io Sono, individuare
l'Essere che ciascuna persona è, se stesso nel nucleo profondissimo che
precede la mente. Questo nucleo esistenziale profondo, suggerisce alla
mente, in ogni istante, con un
linguaggio interiore che si deve imparare a intercettare in se stessi,
quale è la via del proprio bene e del proprio benessere ).
Dal
Professore Pier Luigi Lattuada, direttore dell'ITI (Integral
Transpersonal Institute) a Milano, ricercatore e docente del corso di
specializzazione in psicoterapia transpersonale, e dalla sua metodica
detta "biotransenergetica", apprendiamo che
la
fenomenologia degli stati della coscienza è il contenuto sul quale la
Biotransenergetica agisce, mediante l'esperienza interiore
partecipativa. Con l’espressione "esperienza interiore partecipativa",
si definiscono l'insieme delle esperienze personali come sensazioni,
stati d'animo, emozioni, sentimenti, desideri, bisogni, pensieri,
ricordi, immagini, intuizioni, e delle esperienze transpersonali come
percezioni extra-sensoriali, esperienze spirituali, mistiche, estatiche,
visioni archetipiche, sogni mitologici, rivelazioni, insight, aperture
del cuore, stati non ordinari di coscienza, esperienze di pre-morte,
ecc. Questi sono alcuni degli elementi che emergono durante gli stati
meditativi e che vengono trattati opportunamente con lo specialista.
●
Come già detto l'applicazione integrata della
meditazione e della mindfulness in un contesto di trattamento
specialistico (counseling o psicoterapia), ha almeno un
duplice scopo:
1- contribuire al miglioramento dell'efficacia del
processo del trattamento e alla risoluzione delle difficoltà, disagi o disturbi
per cui si sta applicando il trattamento;
2- favorire la profondità
dell'analisi, verso il raggiungimento di una olistica
"guarigione della persona" (non necessariamente o esclusivamente
intesa in senso clinico o medico), cioè che includa il benessere
complessivo della
persona, oltre che la guarigione dei suoi disturbi.
Sul versante dei vantaggi del primo
punto, si registrano diverse ricerche e acquisizioni scientifiche, che
ci consentono di sapere che effettivamente l'abbinamento della
meditazione ai trattamenti, ne migliora di molto l'efficacia.
Abbiamo già accennato alla "mindfullness"
così come proposta dal Prof. Fabbro all'Università di Udine. Ma le
procedure della meditazione nell'ottica della "mindfullness", sono state
oggetto di ricerche e studi scientifici ulteriori.
In Italia all'
Istituto di Psichiatria dell'Università di Bologna, i dottori Alberto
Chiesa e Alessandro Serretti hanno sviluppato approfondimenti specifici.
Essi riferiscono che
recentemente
si e assistito ad un crescente interesse del mondo scientifico
verso la pratica della meditazione. Tale pratica, infatti, e stata
associata sia a significativi miglioramenti della salute fisica e
mentale (Arias et al. 2006, Ospina et al. 2007) che ad un consistente
miglioramento delle abilità mentali (Barinaga 2003). In particolar modo
il gruppo di meditazioni che ha maggiormente attratto la comunità
scientifica in questi ultimi anni per via delle numerose applicazioni
cliniche associate, è stato il gruppo delle "Mindfulness Meditations"
(Bishop
2002, Baer 2003, Grossman et al. 2004, Coelho et al. 2007), un termine
che, anche se in maniera non del tutto appropriata, può essere tradotto
in lingua italiana come "Meditazioni basate sulla consapevolezza"
(MBC).
Il termine
Mindfulness, come già detto prima, deriva dalla parola "sati" appartenente al linguaggio Pali
che significa "attenzione consapevole" e più in generale indica una
modalità di coscienza caratterizzata da uno stato di presenza mentale
(Nyaniponika
1973, Bodhi 2000).
Diversi autori occidentali contemporanei di rilievo
hanno recentemente concettualizzato la Mindfulness in modi diversi
ponendo a seconda dei casi l'enfasi su differenti aspetti. Secondo
Kabat-Zinn, il fondatore della Riduzione dello stress basata sulla Mindfulness (RSBM), una delle principali MBC attualmente impiegate a
livello clinico, la caratteristica principale della Mindfulness e "la
consapevolezza che emerge attraverso il prestare attenzione di
proposito, nel momento presente e in maniera non giudicante" (Kabat-Zinn
2003).
Altri autori hanno definito la Mindfulness come "un'attenzione
recettiva e una consapevolezza dell'esperienza e degli eventi nel
momento presente" (Brown e Ryan 2003).
Mentre entrambe queste concezioni
danno grande importanza allo sviluppo di un particolare tipo di
attenzione recettiva verso l'esperienza presente e definizioni di questo
tipo abbondano sia tra gli autori occidentali (Linehan 1993, Segal et
al. 2002) che tra quelli orientali (Kapleau 1965, Mizuno 1972,
Gunaratana 1993), va sottolineato che la Mindfulness è stata anche
concettualizzata in maniere differenti che includono una capacità
mentale (Carroll 1993), uno stile cognitivo (Sternberg 2000) o un
costrutto fortemente correlato alla personalità ed in particolare ad un
tipo di personalità caratterizzata da apertura alla novità, attenzione
alle distinzioni, sensibilità ai differenti contesti, consapevolezza
implicita di differenti prospettive e orientamento al momento presente
(Langer
2000).
Il concetto di
Mindfulness trova le sue origini nel Buddismo antico e si può trovare
per la prima volta nell'Abhibdamma (Kiyota 1978) e successivamente nel Visuddhimagga
(Buddhaghosa 1976), "il sentiero della purificazione", un
riassunto dell' Abhibdamma che tratta nello specifico della meditazione,
anche se la pratica di una MBC non richiede di seguire alcun credo
filosofico o tradizione religiosa in particolare (Kabat-Zinn 2000).
Nel corso dei secoli
lo stato di Mindfulness è stato concettualizzato in maniera non univoca
tramite definizioni parzialmente sovrapposte che includono una "visione
chiara" (Kapleau 1965, Nyaniponika 1973, Gunaratana 1993), una
"consapevolezza non concettuale e non discriminante" (Kabat-Zinn 1994,
Segal et al. 2002, Brown e Ryan 2003), uno "stato di osservazione
empirica della realta" (Nyaniponika 1973, Rahula 1974, Smith e Novak
2004), uno stato di "presenza mentale" (Tsoknyi 1998, Uchiyama 2004) ed
un'attitudine mentale caratterizzata da apertura verso le esperienze
della vita che può variare in continuità e intensità in differenti
individui (Brown e Ryan 2003, Kabat-Zinn 2003) anche se diversi autori
buddisti hanno sottolineato l'impossibilita di definire pienamente a
parole il concetto di Mindfulness dato che esso si pone per sua
natura al di là del pensiero concettuale e delle categorizzazioni
mentali (Kapleau 1965, Nyaniponika 1973, Gunaratana 1993).
Ad oggi si riconoscono 4 tipi principali di MBC. Due di esse, la
meditazione Vipassana (Ahir 1999) e la meditazione Zen
(Mizuno
1972) appartengono ad antiche tradizioni Buddiste. Le rimanenti due sono
pratiche meditative di gruppo nate per organizzare il concetto
originario di Mindfulness all'interno -come già prima detto- della pratica medica e psicologica
contemporanea e comprendono la già citata RSBM (Kabat-Zinn 2003) e
la
terapia cognitiva basata sulla Mindfulness (TCBM) (Segal et al.
2002).
Per quanto specifiche differenze metodologiche e concettuali
possano essere riscontrate tra queste quattro pratiche di meditazione,
va sottolineato che tutte quante pongono come elemento cardine l'enfasi
data alla meditazione seduta e allo sviluppo di una consapevolezza non
giudicante del momento presente. Inoltre, tali meditazioni vengono
oggigiorno raggruppate assieme come contrapposte al polo delle
meditazioni concentrative il cui cardine e rappresentato dal
mantenimento dell'attenzione su un oggetto, immagine, suono o mantra,
come nel caso della Meditazione Trascendentale (Cahn e Polich 2006,
Ospina et al. 2007). E' degno di nota sottolineare che anche recenti
interventi psicologici quali la terapia dialettica comportamentale (TDC)
(Linehan 1993) e la terapia basata sull'accettazione e sull'impegno (TBAI)
(Hayes et al. 1999) sono fortemente correlati a
livello teorico al
concetto di Mindfulness anche se vanno più specificatamente considerati
come interventi psicoterapeutici e non come pratiche meditative in
quanto non includono se non marginalmente elementi di meditazione
formale (Baer 2003).
Ad oggi le MBC si
sono dimostrate efficaci per un gran numero di condizioni cliniche
(psicoterapia; psicologia medica; medicina) e non
cliniche (counseling; trattamenti esperenziali). I dati più consistenti riguardano l'efficacia della RSBM per
pazienti affetti da diversi tipi di dolore cronico (Chiesa e Serretti
2009a), tumori (Ledesma e Kumano 2008) e altri disturbi fisici
(Bishop
2002) e psichiatrici (Chiesa e Serretti 2009b) cosi come per la
riduzione dello stress nelle persone sane (Chiesa e Serretti 2009c) e
l'efficacia della TCBM per la prevenzione delle ricadute di depressione
in soggetti con più di tre precedenti episodi (Coelho et al. 2007).
Oltre a ciò, ulteriori evidenze hanno mostrato possibili effetti della
meditazione Zen sulla riduzione della pressione arteriosa (Chiesa 2009)
e della meditazione Vipassana sulla dipendenza da alcol e da sostanze
(Chiesa 2008), anche se evidenze contrastanti sono state talvolta
riportate (Toneatto e Nguyen 2007).

Analista Transazionale nel Counseling
Sanitario, individuale, di coppia, di gruppo
specializzato
in Psicoterapia Analitica Transazionale
qualificato in
Psicoterapia applicata alla Medicina Psicosomatica
Laureato in Psicologia Clinica Applicata
qualificato
in Consulenza Psicologica
Mindfulness
Treatments Trainer
Tel. 334
3860561 -
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