Psicologo; Psicoterapeuta; Psicologo Palermo; Ansia; Panico; Depressione; Consulenza psicologica
 

Dott. Sergio Angileri

 
Dott.ssa Serena Sciangola Dott. Luigi Pastore
 

Psicologia Psicoterapia Counseling Mindfulness

  Psicologia Medica - PSIMED Palermo
 
 

Esperienza ed eccellenza dal 1985

Competenza e prestigio a Palermo

 

Dott. Sergio Angileri

Già Psicologo Psicoterapeuta dal 1985

Psicoanalista Transazionale

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Dott. Sergio Angileri

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dal 1985 a Palermo
 
Le sedi degli Studi dove ricevo in presenza sono a Palermo (Viale Regina Margherita; Via dei Nebrodi)

Ricevo anche a Cefalù, Lascari, Collesano, Campofelice di Roccella



 

MEDITAZIONE INTEGRATA

Dott. Sergio Angileri

 

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PREMESSA

 

Il trattamento "integrato", così come applicato dal dott. Angileri Sergio a Palermo, non si conclude nell'integrazione clinica (Psicologia Medica) e nella coordinazione e cooperazione fra diversi specialisti (psicoterapeuta, counselor, psicologo, medico), ma continua nell'integrazione fra psicologia, counseling, psicologia transpersonale e meditazione.

Per quanto riguarda la psicoterapia integrata con la meditazione, coordinate e integrate da uno psicoterapeuta specializzato, competente sia nel versante clinico psicologico, che nel versante esperenziale della Coscienza, insieme forniscono un aiuto significante e profondo per la persona che ne usufruisce, che va molto oltre una semplice "guarigione clinica".

Per quanto riguarda il counseling, la meditazione e le applicazioni mindfulness, l'integrazione consente risoluzioni più efficaci dei disagi, delle difficoltà e delle sofferenze della persona che consulta il counselor professionale qualificato, ancor di più se il counselor è anche formato, qualificato e specializzato in psicologia clinica e psicoterapia.

In questo senso si mira a far "guarire" la persona, superando i confini e i limiti della mente.

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La MEDITAZIONE

- applicazione in counseling o psicoterapia -

a cura del Dott. Sergio Angileri

 

Il principale obiettivo della "Meditazione in modalità Mindfulness" è di portare calma e stabilità nella mente, la quale, essendo molto sensibile, frequentemente si sente disturbata dagli stessi suoi processi, consci e inconsci.

Una mente inquietata dai suoi stessi processi automatici di pensiero ed emozionali, incontra maggiori difficoltà nella gestione delle vicende della Realtà (leggi qui) e nella risoluzione dei problemi; al contrario può far diventare un problema la cosa più semplice. Chi ha una mente disturbata dai propri stessi processi di pensiero, è poco consapevole della propria situazione, perciò registrerà insuccessi in diversi campi.

Riportando qui, in parte, quanto afferma il Prof. Pier Luigi Lattuada, direttore dell' ITI di Milano, da alcuni decenni si sta sviluppando in vari campi del sapere, in particolare nella psicologia e nella pedagogia, nella medicina e nell’etno-psichiatria, nell’antropologia e nell’arte, un nuovo movimento di pensiero. Tale movimento, sostenuto dalle acquisizioni della fisica moderna, della ricerca sugli stati di coscienza e delle antiche tradizioni spirituali fondate sulla meditazione, si occupa non solo dei problemi dell'individuo, ma soprattutto delle sue potenzialità e qualità più elevate.

Si tratta del Movimento Transpersonale fondato sui presupposti della nuova scienza e delle antiche tradizioni e su quella che Bohm definisce “una comprensione di nuovo ordine”, prodotta dalla padronanza dell’esperienza interiore, frutto di insight.

Nella sua ricerca, il Movimento Transpersonale integra l'esperienza del pensiero scientifico occidentale con quella delle tradizioni mistiche basate sulla meditazione, e con quella delle pratiche sciamaniche basate sull'estasi e sul contatto diretto con le forze della natura.

La meditazione è in generale definibile quale una esperienza della persona, la quale, acquisendo pratica e abitudine a meditare, si dona la possibilità di favorire nel proprio cervello mutamenti di frequenza d'onda, i quali corrispondono a mutamenti psicologici benefici. Tali mutamenti, indotti per mezzo della meditazione, sono transitori, cioè persistono nel tempo della meditazione, mantenendo un effetto alone che persiste anche un pò dopo avere terminato di meditare. Tuttavia, quando la meditazione è praticata regolarmente e correttamente, allora gli effetti benefici vanno ben oltre il tempo meditativo, fino a stabilizzarsi definitivamente.

Ancora di più e meglio accade quando la pratica meditativa viene combinata con le metodiche del counseling o della  psicoterapia analitica. In questo caso gli "elementi" che dal profondo si presentano alla consapevolezza della persona, durante la meditazione, vengono accolti, integrati e combinati con ciò che con lo specialista si sta analizzando. Lo specialista  che conduce e segue le persone che ha in trattamento anche nella meditazione, sarà quindi partecipe con la persona, sia a livello mentale, che a livello della profondità e della sua coscienza.

La parola meditazione deriva dal termine latino “mederi” che significa: risanare, curare, guarire, aiutare; si tratta di un termine collegato direttamente alla parola “medicina”. In sanscrito, una lingua che probabilmente il Buddha conosceva, per riferirsi alla meditazione, si utilizza la parola “bhāvanā”, che può essere tradotta come “crescita spirituale”, oppure come “coltivare il ricordo di sé”. Nel “Grande discorso sui fondamenti della presenza mentale” il Buddha ha insegnato ai suoi discepoli come meditare attraverso la pratica della contemplazione del corpo (consapevolezza del respiro e delle parti del corpo), della contemplazione delle sensazioni e della mente (osservazione profonda della mente).  

Nella integrazione fra i diversi trattamenti e la meditazione, il Dott. Sergio Angileri applica una metodologia attenta alle acquisizioni scientifiche psiconeurofisiologiche relative alla meditazione. L'utilizzo di "sounds tecnici", cioè quelle sonorità che per via acustica inducono e favoriscono i cambiamenti di frequenza d'onda cerebrali, è favorito, ma non è l'unica modalità di applicazione della meditazione.

Un altro aspetto da considerare è la differenza posta dal fatto di praticare la meditazione in assetto individuale o in un setting di gruppo. Meditare insieme ad altre persone è diverso che meditare da soli.

Una delle differenze è data dal "fattore campo", come vedremo, che viene ad essere sussistente nella meditazione in gruppo. In pratica l'analisi degli elementi emersi nella meditazione, viene fatta sia nel setting individuale, che in quello in gruppo. Ma spesso si osserva che gli elementi emersi durante la meditazione in gruppo, hanno caratteristiche di similitudine, analogia, sincronismo ed altro, fra più persone che compongono il gruppo. Questo fenomeno è ricollegabile al "campo quantico" della Coscienza, alla particolare connessione che avviene fra diverse coscienze individuali di persone che meditano contemporaneamente. In assetto di gruppo viene svolta, successivamente alla meditazione, una analisi specifica degli elementi emersi in questa modalità, con indubbi vantaggi per ciascuna persona rispetto ai propri obiettivi nel trattamento e nella propria vita.

L'applicazione pratica della meditazione con il dott. Angileri, specialmente per quel che riguarda l'induzione del rilassamento primario e dell'avvio della fase introduttiva della meditazione durante un trattamento, ha alcuni elementi elaborati e sperimentati dal Prof. Franco Fabbro,  professore di neuropsichiatria infantile presso l' Università di Udine. Dal professor Fabbro si sono apprese alcune metodiche della "mindfulness" o educazione alla consapevolezza. Il termine "mindfulness" è una parola inglese che deriva e traduce il termine sanscrito "sati", che significa consapevolezza.

 Le tre componenti della mindfulness praticate sono: la consapevolezza del respiro (anapanasati), la consapevolezza delle varie parti del corpo (meditazione sul corpo) e l’osservazione della mente (vipassana). Lo schema generale della mindfulness proposta dal professor Fabbro, è sostanzialmente simile a quello Mindfulness Based Stress Reduction di Kabat-Zinn. La pratica delle tre componenti della meditazione si ispira agli insegnamenti di Claudio Naranjo (Naranjo e Ornstein 1972, Naranjo 1999, 2011), successivamente approfonditi attraverso la pratica, lo studio e la partecipazione a differenti incontri ed esperienze di meditazione.

In alcuni passaggi che seguono la fase iniziale, la meditazione in psicoterapia è simile alla così detta meditazione vipassana.

I termini del sanscrito vipassana bhavana significano “coltivare una visione profonda della mente”.

Questo tipo di meditazione è la più facile e allo stesso tempo la più difficile da praticare. Consiste semplicemente nell’osservazione dei propri pensieri, delle sensazioni, delle emozioni, dei ricordi e delle fantasie che originano, si manifestano e scompaiono dalla mente (anicca).

Ad un certo punto della meditazione ecco che compare una preoccupazione, che appare come un problema centrale della nostra vita, ma non facciamo in tempo ad accorgercene che la mente è già stata catturata da un altro pensiero, altrettanto fondamentale e così via. La natura della mente assomiglia infatti ad una scimmia che salta in continuazione qua e là. Osservare la propria mente vuol dire non essere persi (identificati) dentro le nostre sensazioni, i nostri pensieri, emozioni e ricordi, ma essere come dei testimoni (disidentificati) di quanto sta accadendo all’interno della mente. Essere cioè consapevolmente disidentificati, come i sognatori lucidi, che sono in grado di osservare consapevolmente i loro sogni senza essere trascinati dentro il vortice della trama onirica.

Ovviamente, le nostre abitudini mentali ci portano ad essere catturati dal flusso senza fine dei pensieri. Guardiamo la vita attraverso lo schermo dei nostri pensieri e concetti a tal punto da illusoriamente scambiare questi oggetti mentali per la realtà.

Quando durante la meditazione vipassana ci accorgiamo di esserci persi (identificati) dentro i nostri pensieri, ricordi o fantasie, ritorniamo gentilmente, con atteggiamento non giudicante e un lieve sorriso, al compito di osservare la nostra mente. L’essenza della "meditazione mindfulness" consiste nel rendersi conto di aver perso la consapevolezza e nella disponibilità di ricominciare ogni volta all’infinito. Così come la "meditazione vipassana" ci permette lentamente di imparare l’equanimità e un sereno distacco e, nello stesso tempo, ci introduce alla vera natura della nostra mente e alla realtà.

 

La meditazione correttamente praticata, evolvendo in fasi e profondità, conduce a stati diversificati della coscienza, consentendo alla persona di addivenire sempre più alla padronanza distintiva in se stesso fra Mente ( consapevolezze riguardanti il pensiero operativo per gestirsi nella realtà del quotidiano ) e Coscienza ( essere Sè, Io Sono, individuare l'Essere che ciascuna persona è, se stesso nel nucleo profondissimo che precede la mente. Questo nucleo esistenziale profondo, suggerisce alla mente, in ogni istante, con un linguaggio interiore che si deve imparare a intercettare in se stessi, quale è la via del proprio bene e del proprio benessere ).

Dal Professore Pier Luigi Lattuada, direttore dell'ITI (Integral Transpersonal Institute) a Milano, ricercatore e docente del corso di specializzazione in psicoterapia transpersonale, e dalla sua metodica detta "biotransenergetica", apprendiamo che la fenomenologia degli stati della coscienza è il contenuto sul quale la Biotransenergetica agisce, mediante l'esperienza interiore partecipativa. Con l’espressione "esperienza interiore partecipativa", si definiscono l'insieme delle esperienze personali come sensazioni, stati d'animo, emozioni, sentimenti, desideri, bisogni, pensieri, ricordi, immagini, intuizioni, e delle esperienze transpersonali come percezioni extra-sensoriali, esperienze spirituali, mistiche, estatiche, visioni archetipiche, sogni mitologici, rivelazioni, insight, aperture del cuore, stati non ordinari di coscienza, esperienze di pre-morte, ecc. Questi sono alcuni degli elementi che emergono durante gli stati meditativi e che vengono trattati opportunamente con lo specialista.

 

 

 

 

Come già detto l'applicazione integrata della meditazione e della mindfulness in un contesto di trattamento specialistico (counseling o psicoterapia), ha almeno un duplice scopo:

1- contribuire al miglioramento dell'efficacia del processo del trattamento e alla risoluzione delle difficoltà, disagi o disturbi per cui si sta applicando il trattamento;

2- favorire la profondità dell'analisi, verso il raggiungimento di una olistica "guarigione della persona" (non necessariamente o esclusivamente intesa in senso clinico o medico), cioè che includa il benessere complessivo della persona, oltre che la guarigione dei suoi disturbi.

 

Sul versante dei vantaggi del primo punto, si registrano diverse ricerche e acquisizioni scientifiche, che ci consentono di sapere che effettivamente l'abbinamento della meditazione ai trattamenti, ne migliora di molto l'efficacia.

Abbiamo già accennato alla "mindfullness" così come proposta dal Prof. Fabbro all'Università di Udine. Ma le procedure della meditazione nell'ottica della "mindfullness", sono state oggetto di ricerche e studi scientifici ulteriori.

In Italia all' Istituto di Psichiatria dell'Università di Bologna, i dottori Alberto Chiesa e Alessandro Serretti hanno sviluppato approfondimenti specifici. Essi riferiscono che recentemente si e assistito ad un crescente interesse del mondo scientifico verso la pratica della meditazione. Tale pratica, infatti, e stata associata sia a significativi miglioramenti della salute fisica e mentale (Arias et al. 2006, Ospina et al. 2007) che ad un consistente miglioramento delle abilità mentali (Barinaga 2003). In particolar modo il gruppo di meditazioni che ha maggiormente attratto la comunità scientifica in questi ultimi anni per via delle numerose applicazioni cliniche associate, è stato il gruppo delle "Mindfulness Meditations" (Bishop 2002, Baer 2003, Grossman et al. 2004, Coelho et al. 2007), un termine che, anche se in maniera non del tutto appropriata, può essere tradotto in lingua italiana come "Meditazioni basate sulla consapevolezza" (MBC).

Il termine Mindfulness, come già detto prima, deriva dalla parola "sati" appartenente al linguaggio Pali che significa "attenzione consapevole" e più in generale indica una modalità di coscienza caratterizzata da uno stato di presenza mentale (Nyaniponika 1973, Bodhi 2000).

Diversi autori occidentali contemporanei di rilievo hanno recentemente concettualizzato la Mindfulness in modi diversi ponendo a seconda dei casi l'enfasi su differenti aspetti. Secondo Kabat-Zinn, il fondatore della Riduzione dello stress basata sulla Mindfulness (RSBM), una delle principali MBC attualmente impiegate a livello clinico, la caratteristica principale della Mindfulness e "la consapevolezza che emerge attraverso il prestare attenzione di proposito, nel momento presente e in maniera non giudicante" (Kabat-Zinn 2003).

Altri autori hanno definito la Mindfulness come "un'attenzione recettiva e una consapevolezza dell'esperienza e degli eventi nel momento presente" (Brown e Ryan 2003).

Mentre entrambe queste concezioni danno grande importanza allo sviluppo di un particolare tipo di attenzione recettiva verso l'esperienza presente e definizioni di questo tipo abbondano sia tra gli autori occidentali (Linehan 1993, Segal et al. 2002) che tra quelli orientali (Kapleau 1965, Mizuno 1972, Gunaratana 1993), va sottolineato che la Mindfulness è stata anche concettualizzata in maniere differenti che includono una capacità mentale (Carroll 1993), uno stile cognitivo (Sternberg 2000) o un costrutto fortemente correlato alla personalità ed in particolare ad un tipo di personalità caratterizzata da apertura alla novità, attenzione alle distinzioni, sensibilità ai differenti contesti, consapevolezza implicita di differenti prospettive e orientamento al momento presente (Langer 2000).

Il concetto di Mindfulness trova le sue origini nel Buddismo antico e si può trovare per la prima volta nell'Abhibdamma (Kiyota 1978) e successivamente nel Visuddhimagga (Buddhaghosa 1976), "il sentiero della purificazione", un riassunto dell' Abhibdamma che tratta nello specifico della meditazione, anche se la pratica di una MBC non richiede di seguire alcun credo filosofico o tradizione religiosa in particolare (Kabat-Zinn 2000).

Nel corso dei secoli lo stato di Mindfulness è stato concettualizzato in maniera non univoca tramite definizioni parzialmente sovrapposte che includono una "visione chiara" (Kapleau 1965, Nyaniponika 1973, Gunaratana 1993), una "consapevolezza non concettuale e non discriminante" (Kabat-Zinn 1994, Segal et al. 2002, Brown e Ryan 2003), uno "stato di osservazione empirica della realta" (Nyaniponika 1973, Rahula 1974, Smith e Novak 2004), uno stato di "presenza mentale" (Tsoknyi 1998, Uchiyama 2004) ed un'attitudine mentale caratterizzata da apertura verso le esperienze della vita che può variare in continuità e intensità in differenti individui (Brown e Ryan 2003, Kabat-Zinn 2003) anche se diversi autori buddisti hanno sottolineato l'impossibilita di definire pienamente a parole il concetto di Mindfulness dato che esso si pone per sua natura al di là del pensiero concettuale e delle categorizzazioni mentali (Kapleau 1965, Nyaniponika 1973, Gunaratana 1993).

Ad oggi si riconoscono 4 tipi principali di MBC. Due di esse, la meditazione Vipassana (Ahir 1999) e la meditazione Zen (Mizuno 1972) appartengono ad antiche tradizioni Buddiste. Le rimanenti due sono pratiche meditative di gruppo nate per organizzare il concetto originario di Mindfulness all'interno -come già prima detto- della pratica medica e psicologica contemporanea e comprendono la già citata RSBM (Kabat-Zinn 2003) e la terapia cognitiva basata sulla Mindfulness (TCBM) (Segal et al. 2002).

Per quanto specifiche differenze metodologiche e concettuali possano essere riscontrate tra queste quattro pratiche di meditazione, va sottolineato che tutte quante pongono come elemento cardine l'enfasi data alla meditazione seduta e allo sviluppo di una consapevolezza non giudicante del momento presente. Inoltre, tali meditazioni vengono oggigiorno raggruppate assieme come contrapposte al polo delle meditazioni concentrative il cui cardine e rappresentato dal mantenimento dell'attenzione su un oggetto, immagine, suono o mantra, come nel caso della Meditazione Trascendentale (Cahn e Polich 2006, Ospina et al. 2007). E' degno di nota sottolineare che anche recenti interventi psicologici quali la terapia dialettica comportamentale (TDC) (Linehan 1993) e la terapia basata sull'accettazione e sull'impegno (TBAI) (Hayes et al. 1999) sono fortemente correlati a livello teorico al concetto di Mindfulness anche se vanno più specificatamente considerati come interventi psicoterapeutici e non come pratiche meditative in quanto non includono se non marginalmente elementi di meditazione formale (Baer 2003).

Ad oggi le MBC si sono dimostrate efficaci per un gran numero di condizioni cliniche (psicoterapia; psicologia medica; medicina) e non cliniche (counseling; trattamenti esperenziali). I dati più consistenti riguardano l'efficacia della RSBM per pazienti affetti da diversi tipi di dolore cronico (Chiesa e Serretti 2009a), tumori (Ledesma e Kumano 2008) e altri disturbi fisici (Bishop 2002) e psichiatrici (Chiesa e Serretti 2009b) cosi come per la riduzione dello stress nelle persone sane (Chiesa e Serretti 2009c) e l'efficacia della TCBM per la prevenzione delle ricadute di depressione in soggetti con più di tre precedenti episodi (Coelho et al. 2007). Oltre a ciò, ulteriori evidenze hanno mostrato possibili effetti della meditazione Zen sulla riduzione della pressione arteriosa (Chiesa 2009) e della meditazione Vipassana sulla dipendenza da alcol e da sostanze (Chiesa 2008), anche se evidenze contrastanti sono state talvolta riportate (Toneatto e Nguyen 2007).

 

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    Esercizio professionale ai sensi della Legge n. 4 del 14 gennaio 2013, pubblicata nella G.U. n. 22 del 26/01/2013

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